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Il Sud America “enoico”. Un continente, tre paesi da scoprire

Il Sud America è una terra dal forte potenziale vitivinicolo con un clima ed un terreno particolarmente vocati alla coltivazione della vite ed alla cultura “enoica”. Qui i vitigni spaziano davvero a tutto tondo: dal Cabernet Sauvignon alla Bonarda, segno di un’enologia giovane formatasi alla scuola europea, anche in considerazione al gran numero di immigrati che hanno colonizzato quelle terre.

Il vitigno più rappresentativo in Argentina è il Malbec coltivato in particolare nella zona di Mendoza. Di buon corpo e con un impatto tannico più vellutato rispetto al cugino francese, si è fatto apprezzare sui mercati esteri raggiungendo anche ottimi piazzamenti nelle guide internazionali.
Il Cile ha salvato il Carmenère dall’estinzione al momento della fillossera che ha flagellato i vigneti in Francia; oggi si esprime al meglio nelle zone più vocate con una grande complessità aromatica e tannini soffici.
In Uruguay si produce vino da uve Tannat, vitigno di provenienza francese.

In questi Stati, situati tra il 30° e il 35° parallelo, alla stessa latitudine di Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda, la vite arrivò nella seconda metà del 1600, portata dai missionari cattolici spagnoli, giungendo per prima in Cile e diffondendosi poi in Argentina e Uruguay.

Negli anni, la produzione, improntata alla qualità, si è saputa affermare ritagliandosi uno spazio di rilievo nei mercati internazionali. 

Vini in degustazione

– VALLISTO Torrontès 2015 (Argentina)
– VALLISTO Malbec 2011 (Argentina)
– Bodega RIGLOS Gran Malbec 2014 (Argentina)
– FIN DEL MUNDO Reserva Pinot Noir 2015 (Argentina)
– La Reserva de Caliboro ERASMO Barbera Garnacha 2015 (Chile)
– Vina VIK Milla Cala 2011 (Chile)
– Bodega GARZON Reserva Tannat 2015 (Uruguay)
– Garzon Reserva Albarino 2015 (Uruguay)

La nostra esplorazione inizia con l’Argentina, dove il clima è unico: influsso oceanico da est e aria calda e secca dalle Ande ad ovest, con piovosità in media appena superiore ai 200 mm annui. Per sopperire alle scarse precipitazioni, si è sviluppata un’industria dell’irrigazione a goccia all’avanguardia.
Tra le zone più vocate, Salta nel nord del Paese, con le sue vigne fino a 3000 metri s.l.m., e Mendoza al centro, con la sua Valle de Uco. Il vitigno rosso più coltivato è il Malbec. Il principale bianco è il Torrontés Riojano, uva semiaromatica creata dall’unione di Moscato di Alessandria e Criolla. La qualità dei vini è data, inoltre, da una peculiare caratteristica: oltre il 60% delle viti argentine hanno minimo 25 anni di età.

Torrontés 2015, Bodega Vallisto (Torrontés Riojano 100%, vigneto situato a circa 1.900 metri s.l.m., Salta): nel calice si presenta con un bel giallo paglierino, naso intenso e complesso, con profumi di agrumi, pesca sciroppata, zagara e geranio, con contorno di spezie dolci e erbe aromatiche; in bocca la grande sapidità si fonde con il tenore alcolico ben gestito, donando equilibrio, con ottima persistenza.

È un vitigno di una personalità forte e interessante, rendendo possibile all’Argentina di offrire un vino ottimo e un po’ diverso da tutti quelli che esistono al mondo.

Malbec 2011, Bodega Vallisto (Malbec 100%, vigneto di Salta a 2.200 metri s.l.m.): dal colore rosso granato, note erbacee gentili, di sottobosco, aromi di frutti rossi, marasca, prugne, spezie e sfondo balsamico. Al palato è un vino con un buon corpo, consistente, carnoso, con tannino fine e piacevole equilibrio. Elegante e lungo finale.

Gran Malbec 2014, Bodega Riglos (Malbec 100%, Valle de Uco, vigna Las Divas a 1.200 metri s.l.m.): alla vista si presenta rosso rubino intenso, con naso complesso di frutti rossi e fiori blu, con sentori di ciliegia, more, ribes nero, prugna, viola, pepe rosa, anice e leggera foglia di pomodoro. Sorso ricco, fresco, con tannino levigato e ottima persistenza. Il palato è maturo, rotondo, con acidità equilibrata. Finale di lunga persistenza.

Reserva del Fin del Mundo Pinot Noir 2013, Bodega Fin del Mundo (Pinot Nero 100%, Neuquén-Patagonia): presenta le caratteristiche tipiche del vitigno Pinot Noir, ma con legno leggermente preponderante al naso. Eccellente concentrazione del colore, aromi intensi e corpo robusto. La morbidezza del suo tannino, modellato dal legno di quercia e dal tempo conferiscono una complessità cremosa che riempie la bocca di sapori e piacevoli consistenze.

Tutto da scoprire è il Cile, dove la vite giunse anche 80 anni prima rispetto a Uruguay e Argentina!
Questo territorio può vantare una grande varietà di suoli e microclimi diversi. Inverni poco rigidi ed estati calde, con forti escursioni termiche, completano un quadro di grande potenzialità qualitativa. La coltivazione è totalmente a piede franco, beneficiando della fortuna di non essere colpita dalla Fillossera, flagello che costringe la maggior parte del mondo all’utilizzo dell’innesto. Il vitigno simbolo è il Carménère.

La Reserva de Caliboro Barbera Garnacha 2015, Bodega Erasmo (Barbera 56%, Grenache 35% e Carignan 9%, Maule): colore rosso porpora con riflessi violacei. Al naso ha un profumo fresco, con sentori intensi e armonioso di frutti rossi, note di bacche fresche, dolci al cioccolato e spezie. In bocca è giovane e goloso, con una buona freschezza, tannini morbidi e levigati, frutta persistente, di medio corpo, gentile ed equilibrato. Vino piacevole ma l’alcol tende a spiccare sulle altre componenti.

Milla Cala 2011, Viña VIK (Cabernet Sauvignon 47%, Carménère 44% e Cabernet Franc 9%, Valle di Millahue): rosso rubino carico, con riconoscimenti classici e fini di peperone, confettura di ribes, ciliegia nera e prugna sottolineati da accenni di pepe nero, tabacco e liquirizia, una leggera reminiscenza balsamica di eucalipto con una finitura al cioccolato amaro. Tannini molto morbidi e una sensazione rotonda e vellutata, con bocca generosa e di grande rilievo organolettico. E’ un vino ricco e perfettamente strutturato, impeccabilmente equilibrato e fresco.

Il nostro viaggio si conclude con l’Uruguay, la cui storia vitivinicola risale al 1870, grazie, in particolare, a Pascual Harriague, il quale introdusse il Tannat e ne diffuse l’utilizzo, divenendo nei decenni successivi vitigno principale. La vite si concentra soprattutto nella zona di Canelones, la più vocata, situata alle spalle della capitale Montevideo. Il clima qui è australe temperato, l’effetto oceanico e i suoli sassosi drenanti creano un ambiente pedoclimatico degno di nota. La maggior parte delle “bodegas”, cantine in lingua spagnola, sono a conduzione famigliare.

Tannat Reserva 2015, Bodega Garzón (Tannat 100%, Maldonado): dal colore rosso rubino impenetrabile, con ricche note di confettura di marasca, erbe officinali, carruba, maggiorana e rosa appassita. In bocca si presenta con spiccata personalità e un corpo pieno, con tannino maturo e ben presente, tipico del vitigno, ma perfettamente in armonia con le altre componenti, con un lungo finale fruttato.

L’Albariño Reserva 2016, Bodega Garzón (Albariño 100%, Maldonado): colore giallo paglierino carico, il naso fine con sentori di agrumi freschi, frutta tropicale, fiori bianchi, tè e sfondo minerale. Al palato è fresco e minerale, la freschezza e la sapidità ben integrate con l’alcol, lo rendono molto interessante. Finale lungo e rotondo.

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